Quando entriamo nei corridoi dei supermercati, lo scaffale dell’acqua naturale ci accoglie con un tripudio di promesse allettanti: purifica l’organismo, “favorisce la digestione”, “ricca di minerali preziosi”, purezza delle montagne. Dietro queste etichette patinate si nasconde però una verità che pochi consumatori conoscono: molti di questi claim non sono supportati da prove scientifiche solide. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha infatti valutato numerose richieste di health claim sull’acqua, respingendo spesso affermazioni sulla purificazione dell’organismo e il miglioramento della digestione per assenza di valide prove scientifiche a supporto.
La strategia del marketing dell’acqua: come funzionano i claim ingannevoli
Le aziende del settore idrico hanno sviluppato negli anni una sofisticata macchina del marketing che trasforma un bene essenziale in un prodotto di lusso. Utilizzano termini suggestivi come “purezza naturale”, “equilibrio perfetto” o “fonte incontaminata”, creando nell’immaginario collettivo l’idea che esistano acque “superiori” rispetto ad altre.
Il problema risiede nel fatto che questi slogan non corrispondono a differenze qualitative reali e non sono sottoposti a valutazione scientifica formale. Secondo il Centro Europeo dei Consumatori e diversi rapporti delle autorità sanitarie, le acque che rispettano i parametri di legge sono tutte sicure e idonee al consumo, indipendentemente da claim evocativi. Un’acqua definita “pura” non è necessariamente più sicura di quella che sgorga dal nostro rubinetto.
I trucchi linguistici che ci fanno spendere di più
Analizzando attentamente le etichette, scopriamo un vero e proprio dizionario dell’ambiguità legale. Espressioni come “può contribuire al benessere” o “supporta le funzioni naturali dell’organismo” sono formulate appositamente per suggerire benefici senza mai affermarli esplicitamente, evitando così sanzioni normative.
Questa tecnica comunicativa, nota come “health washing”, è stata oggetto di comunicazione ufficiale da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha più volte sottolineato come questi messaggi siano studiati per sfuggire alle restrizioni sui claim salutistici non verificabili. La strategia sfrutta la nostra naturale propensione a cercare soluzioni semplici per migliorare la salute, trasformando l’atto quotidiano del bere in una presunta terapia.
La verità sui controlli: acqua del rubinetto vs acqua in bottiglia
Contrariamente a quanto molti credano, l’acqua distribuita attraverso la rete idrica pubblica italiana è sottoposta a verifiche continue e stringenti, secondo parametri stabiliti da direttive europee e dal Decreto Legislativo 18/2023. Gli acquedotti devono rispettare parametri severi e sono monitorati attraverso analisi giornaliere e periodiche su parametri chimici e microbiologici.
Le acque imbottigliate subiscono controlli puntuali prima e durante l’imbottigliamento, ma una volta sigillate, i controlli sul prodotto finale sono più saltuari. Le bottiglie possono restare nei magazzini o sugli scaffali dei punti vendita per mesi, senza ulteriori verifiche del contenuto. Questo significa che l’acqua in bottiglia, che costa fino a 500 volte di più di quella del rubinetto, non presenta differenze di sicurezza comprovate per la maggior parte dei territori italiani.

Il mito della mineralizzazione perfetta
Uno degli argomenti più utilizzati dalle campagne pubblicitarie riguarda il contenuto minerale ottimale. Molte etichette vantano la presenza di calcio, magnesio e altri elementi, suggerendo che rappresentino un’integrazione alimentare significativa.
La realtà nutrizionale è ben diversa. Secondo i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti) della Società Italiana di Nutrizione Umana, la frazione di calcio o magnesio assorbita attraverso l’acqua contribuisce in modo scarsamente significativo al fabbisogno giornaliero per un adulto nella dieta occidentale. Per assumere la quantità giornaliera di calcio necessaria attraverso l’acqua, dovremmo berne almeno 4-5 litri, un quantitativo non compatibile con il normale consumo fisiologico.
Come difendersi dal marketing ingannevole
La prima arma a nostra disposizione è l’informazione critica. Quando leggiamo un’etichetta, dobbiamo distinguere tra dati oggettivi (residuo fisso, pH, contenuto in sodio, calcio, magnesio e nitrati) e suggestioni commerciali (benessere, purezza, naturalità). Ignorare completamente i claim generici sul benessere rappresenta il primo passo per una scelta consapevole.
Concentratevi sui parametri chimico-fisici misurabili secondo le vostre esigenze specifiche e confrontate questi valori con le analisi della vostra acqua comunale, i cui dati sono pubblicamente disponibili presso i gestori idrici. Ricordate che “naturale” non significa automaticamente “migliore” o “più sicuro”: in Italia entrambe le tipologie devono rispettare limiti di legge rigorosi per contaminanti e qualità microbiologica.
L’impatto economico e ambientale di una scelta consapevole
Oltre alla questione qualitativa, esiste un aspetto economico e ambientale che merita riflessione. Una famiglia italiana media spende annualmente diverse centinaia di euro per l’acqua in bottiglia, mentre il costo annuo per l’acqua di rubinetto è generalmente inferiore a 10 euro per persona. Questo denaro potrebbe essere utilizzato per migliorare realmente la propria alimentazione acquistando prodotti freschi di qualità.
Dal punto di vista ambientale, la produzione, il trasporto e lo smaltimento delle bottiglie di plastica comportano un’impronta di carbonio fino a 1000 volte superiore a quella dell’acqua del rubinetto, secondo uno studio pubblicato su Nature Sustainability e confermato anche dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Alternative intelligenti per il consumatore informato
Se il gusto o la durezza dell’acqua del rubinetto non vi soddisfano, esistono soluzioni economiche ed ecologiche. I sistemi di filtrazione domestica certificati secondo le norme vigenti possono migliorare le qualità organolettiche e ridurre particelle indesiderate, rappresentando una soluzione molto meno costosa e più sostenibile rispetto all’acqua in bottiglia.
Per chi proprio non può rinunciare all’acqua imbottigliata, l’approccio razionale prevede la scelta basata sui parametri oggettivi e sul prezzo, evitando di lasciarsi influenzare da claim su presunti benefici miracolosi. L’unico beneficio reale e scientificamente confermato nell’assumere acqua è il mantenimento dello stato di idratazione: non serve altra promessa. Le scelte alimentari realmente benefiche per la nostra salute si trovano in una dieta equilibrata e varia, non nelle false promesse stampate su una bottiglia.
Indice dei contenuti